Cane di San Bernardo e la sua predisposizione per la Pet Therapy
L’ ”Allevamento della Torre di Persia”, dagli anni ’90 in prima linea nella selezione genetica, caratteriale e morfologica del Cane di San Bernardo, si pone come obiettivo primario quello di riportare il Cane di San Bernardo alle sue origini di animale da soccorso e di utilità all’uomo, esaltando la sua “bellezza psichica, morfologica e caratteriale” come ausilio nella Pet-therapy.
Che cosa è la pet-therapy?
Con un decreto legislativo del 06/02/2007 è stata riconosciuta ufficialmente la cosiddetta “Pet-Therapy” all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Tale decreto non rappresenta solo un importante riconoscimento del valore terapeutico dell’animale, peraltro già noto da tempo, all’interno di programmi ben definiti, ma abbatte anche numerosi vincoli pratici e pregiudizi, che impedivano il loro accesso in ospedali, case di cura e istituti scolastici.
Le prime tracce di Pet-Therapy si riscontrano già nel 1953 in America ad opera dello psichiatra Boris Levinson. Nel corso di una seduta con un suo piccolo paziente autistico si accorse che quest’ultimo trovava più piacevole la seduta in presenza del suo cane. Grazie all’animale infatti, il paziente aveva maggiori possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori e di vivere un’occasione di scambio affettivo e di gioco.
Il termine Pet-Therapy che egli inventò, tradotto letteralmente suonerebbe in italiano “terapia del cucciolo e/o delle coccole” o più propriamente “Terapia Assistita dall’Animale” (TAA).
La Terapia Assistita dall’Animale è “un intervento che ha obiettivi specifici predefiniti, in cui un animale, che risponde a determinati requisiti, è parte integrante del trattamento. La TAA è diretta da un professionista con esperienza specifica nel campo, nell’ambito dell’esercizio della propria professione”. Ad essa si affiancano le Attività Assistite dall’Animale (AAA), “interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita”.
La Terapia Assistita dall’Animale e le Attività Assistite dall’Animale si attuano con l’ausilio di appropriati animali domestici, più frequentemente cani, gatti, cavalli, asini e delfini, al fine di mitigare e alleviare condizioni di malessere e disagio o di favorire una migliore crescita personale e relazione interpersonale, attraverso la loro presenza e la loro capacità comunicativa.
I recenti studi indicano diverse modalità di azione nelle Terapie Assistite dall’Animale e nelle Attività Assistite dall’Animale, che possono venire riunite nei seguenti meccanismi:
– meccanismo affettivo-emozionale: il più importante meccanismo d’azione salutare nel rapporto uomo-animale, sul quale si basano gran parte delle applicazioni della Pet-Therapy , è di tipo affettivo ed ha una più o meno forte base emozionale. Anzi, quanto maggiore è il legame emozionale, tanto più intensi sono risultati i benefici. Sulla base di recenti ricerche, tra emozioni, rilassamento ed effetti sanitari benefici ( come quelli indotti dalla Pet-Therapy ) vi sono stretti legami. La tecnica del rilassamento effettuata fissando l’attenzione su di un singolo elemento auditivo o visivo o attraverso un tranquillizzante rapporto con un animale amico, comporta una serie di modificazioni fisiologiche, che verranno in seguito approfondite, che sono opposte alla risposta reattiva di causa di stress. In queste condizioni si ha una diminuzione del ritmo cardiaco e respiratorio, nonché della pressione arteriosa e del tono muscolare. La diminuzione del tono muscolare spiega come diverse patologie croniche che interessano l’apparato locomotore sono beneficamente influenzate dalla Pet-Therapy.
– stimolazione psicologica: un intenso rapporto uomo-animale è un forte stimolo psicologico, che coinvolge diversi settori della psiche umana: comportamento sociale e meccanismi di relazione, comportamenti caratteriali e aspetti cognitivi. La presenza partecipata di un animale induce l’uomo e, in particolare, il bambino ad esplorare l’ambiente interessandosi all’animale, favorendo in tal modo la crescita personale ed i rapporti intersoggettivi.
– meccanismo ludico: un aspetto fondamentale per comprendere come agisce la Pet-Therapy è l’attività ludica, che, risultando qualcosa di piacevole e aumentando il buon umore, sviluppa la socializzazione e rinforza l’attività fisica. Anche gli animali, soprattutto se cuccioli, amano giocare e possono risultare ottimi compagni di gioco.
La relazione uomo-animale
La relazione uomo-animale ha delle caratteristiche che la rendono diversa da altri tipi di rapporto, per esempio da quelli interumani: nell’interazione con l’animale e nel nostro caso specifico con il cane, infatti, vi è un basso gradiente di sfida, non si subisce il vincolo del giudizio e della censura, vi è una forte plasticità identificativa, vi è una pluralità comunicativa. Sono proprio tali caratteristiche a predisporre la relazione zooantropologica tanto al ruolo educativo, riabilitativo quanto a quello assistenziale. E’ peraltro evidente che, quanto più il rapporto è compiuto, ovvero non semplificato né omologato sulle proiezioni umane, tanto più esso potrà dare i suoi frutti, anche a livello assistenziale. L’animale diventa un rifugio tutte le volte che il prossimo umano è avvertito come qualcosa di minaccioso e ostile. Sono proprio i bambini a risentire maggiormente del giudizio e della critica degli adulti, con un conseguente sviluppo del senso di inadeguatezza e chiusura relazionale.
L’animale e nel caso specifico il cane, non li considera inutili, non giudica. L’animale si rapporta con loro in modo diretto e li considera unici ed insostituibili, eterni nell’esaltazione dell’attimo.
Gli animali e i bambini
Il rapporto tra i bambini e gli animali
Con ogni evidenza esiste un’affinità naturale tra il bambino e l’animale. Quest’ultimo contribuisce fortemente allo sviluppo del bambino, che costruisce molto presto la propria immagine, poiché si trova ad affrontare il giudizio degli altri, sia a scuola che a casa. Il bambino apprezza pertanto di trovare nell’animale un amore incondizionato. Si sente accettato così com’è, senza dover dimostrare la propria competenza.
Fin dalla più tenera età il bambino entra in contatto col mondo animale, cominciando con un peluche, che spesso assume un valore affettivo, avente la funzione di aiutarlo a vincere l’ansia di separazione in assenza della madre.
Quando un animale entra nella vita del bambino diviene un oggetto di curiosità che lo distoglie dal rapporto di fusione con i genitori. L’animale diviene un altro oggetto di attaccamento. “Il suo caldo pelo lo tranquillizza, la sua compagnia rassicura, come già la presenza materna. Per tutta la vita, d’altronde, l’animale rimarrà questa oasi in cui consolarsi quando la tristezza o le frustrazioni ci graveranno nel cuore”. Il bambino si sente ascoltato e capito. L’animale gli dà sicurezza e favorisce l’espressione dei suoi sentimenti, ed è per questo motivo che l’animale diventa un confidente, soprattutto per i bambini più introversi.
“L’animale può anche avere la funzione di oggetto sostitutivo quando l’ambiente umano è carente. Quando il bambino prova una rilevante mancanza di affetto, quando si sente solo e ha bisogno di una presenza, và a cercare nell’animale una compensazione di ciò che gli manca”.
L’animale rappresenta un elemento importante nel mondo immaginario del bambino: quest’ultimo fa parlare i suoi cagnolini di peluche o imita gli animali. Gli animali veri diventano compagni di scena nelle rappresentazioni che il bambino si inventa. Imitandoli, il bambino sviluppa la propria agilità, la propria motricità, nonché il proprio linguaggio. Gli animali, soprattutto i cani, sono particolarmente tolleranti verso i bambini e si comportano con loro in maniera diversa; è per questo motivo che sono ottimi compagni di gioco.
Gli animali e il senso di responsabilità
Il bambino, occupandosi del proprio animale, sviluppa il senso di responsabilità e si sente valorizzato perché si rende utile. “Secondo gli psicologi, l’amicizia che un bambino prova per l’animale, gli permette di evolversi affettivamente, di estendere ad altri l’amore che prova per i genitori. Gli permette di dare libero sfogo al proprio istinto di protezione. Prendersi cura di un animale insegna la responsabilità”.
Uno psichiatra infantile francese, il dottor Jean Duchè, attribuisce cinque ruoli all’animale accanto al bambino:
- Un compagno di giochi;
- Un interlocutore a suo livello;
- Un amico capace di soddisfare il suo immenso bisogno affettivo;
- Un prezioso sfogo per la collera;
- Un mediatore per l’apprendimento della separazione definitiva (il decesso dell’animale è spesso la prima esperienza di lutto).
I pediatri constatano nei bambini cresciuti con un animale, una differenza nello sviluppo psico-sociale. “Sono più socievoli e padroneggiano meglio la collera”. L’istituto di ricerche interdisciplinari sul rapporto fra l’uomo e l’animale (IEMT) di Zurigo ha analizzato un sondaggio della scuola degli animali Lorenz, nell’aprile del 2002 tra i bambini dai 7 ai 13 anni che frequentavano la scuola primaria. Lo scopo era vedere come questi si comportassero nel rapporto con il loro animale.
Tra i bambini interrogati, tre su quattro avevano almeno un animale domestico a casa. Gli animali più diffusi, in ordine di importanza erano: gatti, cani, conigli, porcellini d’india, seguiti da criceti, pesci e uccelli. Il 60% dei partecipanti al sondaggio ha detto di non annoiarsi mai in compagnia dei propri animali che considera confidenti, protettori e compagni di giochi.
La maggior parte dei bambini si impegnava nei compiti legati alle cure degli animali. Il 72% portava a spasso il cane, il 70% dava da mangiare all’animale, il 46% lo spazzolava e il 28% si occupava dell’igiene dell’animale.
Questa inchiesta ha svelato che l’animale occupa un posto preponderante nella vita del bambino. Il presidente dell’IEMT svizzero, Tennis C. Turner, afferma che “il rapporto con l’animale permette al bambino di rafforzare il sentimento del proprio valore. Il suo sviluppo cognitivo ne risulta favorito, in particolare la comunicazione sociale e la capacità di padroneggiare il linguaggio non verbale. Altri studi hanno dimostrato che i bambini, grazie ai rapporti stabiliti con un animale domestico, apprendono a rispettare i bisogni degli esseri umani. Inoltre la loro empatia ne viene fortemente rafforzata”.
Crescendo il bambino comincerà a manifestare la propria autorità nei confronti dell’animale, impartendogli ordini e occupandosi di lui. Questo comportamento lo aiuta ad integrare una funzione parentale. In compenso, certi bambini abusano della loro autorità e diventano crudeli verso l’animale, che serve allora da oggetto di sfogo. Coloro che hanno difficoltà ad affermarsi o a esprimere la propria collera possono avere la tendenza a fare dell’animale il proprio capro espiatorio. Altri invece sviluppano la propria sensibilità e il proprio senso di responsabilità occupandosi dell’animale, imparando inoltre a rispettare i limiti.
I bambini e le allergie agli animali
Vari medici credono ancora che i bambini in tenerissima età che vivono con un cane o un gatto siano maggiormente soggetti a sviluppare un’allergia agli animali. Certi genitori potranno pertanto, essere riluttanti a far instaurare un rapporto con un animale domestico al bambino, malgrado tutti i benefici. Ora, un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association contraddice questa ipotesi. Si sostiene perfino che un bambino che non sia entrato in contatto con un animale durante il suo primo anno di vita corra maggiori rischi di sviluppare una tale allergia. I ricercatori ritengono che un contatto con l’animale fin dalla nascita aiuterebbe il sistema immunitario a produrre anticorpi protettivi, senza tuttavia favorire lo sviluppo delle allergie.
Gli animali durante l’adolescenza
Gli adolescenti possono talvolta essere attirati da animali anomali per soddisfare il proprio bisogno di affermazione e anticonformismo. Ricercheranno bestie che suscitano ripugnanza per indurre reazioni nel resto della famiglia: serpenti, lucertole, ratti, tarantole, iguane etc. In tal modo l’adolescente prende le distanze dai genitori.
L’adolescente è spesso sopraffatto da angosce, paure e apprensioni di fronte al futuro. Prova sentimenti di ingiustizia e di ribellione. Si sente spesso incompreso dal suo ambiente. Le discussioni con i genitori degenerano sovente in interminabili lotte di potere. L’animale serve da rifugio rassicurante, tranquillizzando così il suo mondo emozionale sconvolto. “La presenza dell’animale è un mezzo per sottrarsi alle esigenze umane che ci infastidiscono. Un modo per uscire soli senza essere soli. L’animale si rileva una risorsa contro la civiltà”.
Il bambino e il cane
Una diade per lo sviluppo maturo della personalità infantile
L’essere umano vive la sua esistenza racchiuso all’interno di una diade i cui elementi sono la vita e la morte. I nostri atti significativamente espressi dal conflitto derivante dagli elementi apparentemente antinomici di questa diade ed i fantasmi dell’inconscio, rappresentano l’angoscia della vittoria dell’uno sull’altro; quando malauguratamente uno dovesse prevalere e l’altro soccombere il senso della vita sarebbe irrimediabilmente perso. L’elemento fondante la sana vita psichica deve pertanto essere considerato il movimento perpetuamente, nell’arco della vita, espresso dall’energia prodotta da questo.
Diade dinamica, poiché solo dalla dinamicità dei suoi elementi proviene il bisogno di conoscere, esplorare, vivere liberamente in sintonia con le cose.
Avere un cane e considerarlo un uomo, significa decretarne la morte, parimenti considerarlo un oggetto porta la stessa identica fine.
In effetti l’antropomorfizzazione e la sua oggettualizzazione rappresentano i rischi maggiori per la vita sana del cane, più del rapporto ottimale nell’equilibrio fra calcio e fosforo, ma anche per il suo compagno umano i rischi sono concreti, i rischi di perdere la possibilità di vivere una esperienza unica, di grande arricchimento emotivo, culturale ed affettivo che solo da un rapporto di reciproco rispetto e considerazione, di reale libertà di azione può provenire. Una diade quella fra bambino e cane che per tenersi viva deve essere costantemente dinamica, evolutiva, deve esprimere una “INCONTRAZIONE”, un rapporto ove nel rispetto delle singole specificità la vita possa fluire liberamente poiché liberamente scelta.
Un cucciolo separato dalla madre ha in comune con il bambino la dipendenza dall’adulto per la sua sopravvivenza nei primissimi mesi di vita. Ma se il cucciolo uomo per l’evoluzione della propria specie, sarà destinato a lungo a mantenere la propria dipendenza dal supporto genitoriale, il compagno cane, con la sua spinta all’autonomia, per un ciclo di vita più breve, preme perché il cucciolo di uomo si appropri della sua indipendenza. Decidere di avere un bambino non è decidere di adottare un cane, ma per entrambi è vitale che la loro venuta trovi prima spazio nell’IO dell’adulto, poiché per entrambi non vi è spazio di sopravvivenza nel reale, se non vi è già spazio nel mentale di chi se ne assume le responsabilità della cura.
Avere un figlio e adottare per lui un cane è un impegno estremamente complesso e faticoso, ma alla lunga un’esperienza di grande arricchimento emotivo.
La brevità del ciclo vitale di un cane, rispetto alla vita dell’uomo, esplica nella vita di quest’ultimo più di ogni altro animale, per i risvolti relazionali della loro interazione, il processo della vita, dalla nascita alla morte.
Il bambino che cresce con un cane assumerà nella relazione, via via che cresce con lui, ruoli diversi contentandosi di essere genitore quando il cane sarà piccolo e bisognoso di cure, coetaneo nell’infanzia di entrambi, figlio nell’essere presente alla sessualità adulta nella procreazione dell’animale e nelle cure rivolte ad esso nella inesorabile decadenza della vecchiaia. La separazione dovuta del cane, infine pur rimanendo un elemento dolorosamente luttuoso nell’esperienza vitale del bambino, preludio di altri distacchi e separazioni nel corso della vita di questi, rappresenta però un importante banco di prova. Nella realtà triste di questo evento, più di tutti gli altri vissuti con il cane, il bambino imparerà ad affrontare nel suo piccolo immenso dolore, le prove grandi che la vita gli presenterà. Imparerà ad accettare da questo sia la ricchezza emozionale della gioia, quanto quella formativa del dolore inevitabilmente legato all’assenza della vita stessa quando è vissuta pienamente.
Ogni età del bambino può essere arricchita dalla presenza di un cane, proprio per le infinite sfumature di significato che questo può assumere per lui, in qualsiasi momento della sua crescita. Nella primissima infanzia, il cucciolo di uomo e il cucciolo di cane, nella similarità dei loro bisogni, percorrono quell’antica fase dello filogenetica dell’uomo, quando carponi, come un bambino, vagava nella savana, forse già seguito dall’amico cane.
Quando il bambino è piccolissimo spesso gioca ripetutamente al lancio degli oggetti cercando di padroneggiare con ciò, nella scomparsa e nella susseguente riapparizione di questi, il concetto profondo dell’assenza. E’ questa una delle prime acquisizioni simboliche. Al posto della madre c’è l’idea di questa, che a volte può essere presente, a volte no, proprio per le esigenze fortuite della realtà. Questo gioco ritmico di cui il bambino prende possesso, ha il significato di fargli controllare, a livello di costruzione interna, l’immagine stabile della madre, anche quando non c’è: se qualcosa scompare alla vista, prima o poi ritorna sempre.
E’ un gioco di costruzioni, speranze e aspettative certe, affidate ad un oggetto simbolico, che sta al posto di un altro più importante a livello vitale. Spesso l’adulto non capisce questo gioco e si stanca di raccogliere gli oggetti, così quando è possibile, li lega ad un filo perché il bambino tirandoli li possa recuperare. Nel cane, invece, vi è il codice mnestico della caccia, relativo al comportamento adatto per la sua sopravvivenza, fissato nel gioco del lancio di un oggetto, che il cane quasi sempre si appresta a recuperare. Non a caso è uno dei primi giochi sfruttati negli addestramenti praticati con i cuccioli, che hanno anche loro un periodo di estrema permeabilità all’apprendimento, passato il quale è difficile educarli.
Cucciolo d’uomo e cucciolo di cane, si trovano in questo stadio, su un livello di comunicazione analogica, complementare. Il bambino ha bisogno di lanciare, ma non è sempre in grado di recuperare l’oggetto che ha lanciato. Il cane ha bisogno di imparare a prendere un oggetto in movimento in base all’istinto atavico di recupero della preda. Allora entrambi hanno bisogno, per cimentarsi in queste attività importanti a livello cognitivo, pur nella diversità di specie, di qualcuno che avvii e mantenga la relazione. In questo caso si compensano l’un l’altro.
L’addestramento di cani d’allevamento prevede per questa abilità una serie di accorgimenti tecnici da parte dell’allevatore: ripetere l’esercizio, rinforzarlo spesso, variarlo per fissare l’apprendimento del cane in modo sempre più elaborato e duraturo.
Ma se il cane gioca con un bambino piccolo che gli getta dal seggiolone continuamente la sua pallina, o gliela butta lontano quando cammina a gattoni, il loro rinforzo sarà reciproco, dettato solo dalla voglia di giocare assieme. L’andare e il tornare indietro gioioso del cane sarà meglio del gioco del “rocchetto”, nel far padroneggiare al bambino il senso dell’assenza a cui seguirà sempre una festosa presenza, al posto di un adulto stanco di raccogliere sempre lo stesso oggetto.
Un bambino inoltre cambia e varia un gioco spontaneamente, perché oltre alla voglia di esercitarsi in un’abilità, ha anche voglia di esplorare, proprio per i processi cognitivi di assimilazione e di accomodamento degli schemi operativi di questo periodo di crescita. Il cane d’altro canto, ha voglia di imparare. Non c’è nessuna volontà crescente nelle regole del gioco che il bambino propone ed il bambino apprende, ma solo il loro grande, divertito affiatamento.
Anche la permanenza dell’oggetto nel bambino piccolo potrà fissarsi più celermente, attraverso il cane. Infatti questo anticipa le traiettorie degli oggetti caduti e nascosti momentaneamente alla vista, grazie al comportamento di stagnamento della preda, che nei cuccioli ha ancora , però, una valenza ludica.
Spesso i bambini che sanno già camminare si trascinano dietro un giocattolo legato ad una cordicella,. E’ come se, all’esplosione emozionale della scoperta della deambulazione, sopraggiungesse la consapevolezza di essere separati, soli.
Il gioco, ancora una volta, rappresenta una simbolizzazione di uno stato d’animo, formazione di compromessi tra l’essere indipendenti, camminare e il rimanere in qualche modo legati. E’ l’identificazione proiettiva della propria separazione dalla madre.
Il bambino, desiderando mantenere il legame precedente che aveva con lei, trascina un oggetto al cui capo estremo sta attaccato egli stesso. E’ l’appagamento allucinatorio del desiderio nel gioco. Anche il cane si porta al guinzaglio, ma è vivo. Tira la fune, punta le zampe quando non vuol camminare, segue il padrone, corre in avanti oltrepassandolo, costringendolo ad allungare il passo. Questo essere vivo del cane, che non è oggetto inerte che sta sempre solo dietro o che si lancia a volte pesantemente in avanti, ma che spesso precede o si allontana, proietta nel bambino l’immagine di un’altra possibilità: l’esplorazione, l’autonomia.
Se casualmente lascia andare il guinzaglio, o l’animale lo strappa di mano al bambino, il cane corre in avanti libero, felice salta e torna indietro scodinzolando per essere stato liberato. Invita, con il suo andirivieni, alla corsa, al gioco, alla competizione,. Con questo suo andare e venire toglie al bambino la paura del distacco. La corda invisibile che lo lega all’immagine mentale della madre, diventa un lungo elastico che, flettendosi sempre di più, a poco a poco si rompe. Separazione senza guinzaglio, non è abbandono ma cambiamento, è camminare a fianco, andare avanti, poter tornare indietro, rincorrersi, acchiapparsi, non perdersi.
Il cane svolge pienamente la sua funzione di elemento transizionale, legandosi affettivamente ad esso il bambino sente continue certezze e rassicurazioni che gli permettono di spingersi, fisicamente e mentalmente avanti, di andare oltre, rassicurandosi, esorcizzando la paura dell’ignoto, rinforzando il suo Io con la certezza della presenza dell’altro. I rischi che l’elemento transizionale si trasformi in feticcio affettivo sono sostanzialmente nulli proprio per le caratteristiche di continua dinamicità e movimento.
Il bambino e il cane vivono la propria separazione ed individuazione insieme, in un gioco degli specchi ove la loro immagine viene rimandata rovesciata e deformata, proposta al confronto e alla verifica del proprio giudizio e del giudizio dell’altro. Inesorabilmente più semplice e più rapido nel cane questo processo, doloroso ed esaltante ma pieno di incognite nel bambino, ambedue correlano il loro prendere forma e peculiarità.
C’è in un bambino e in un cucciolo la capacità innata di riconoscersi come dei piccoli, senza pericolo di funzioni identificative per il bambino. I ruoli che ciascuno svolge all’interno del contesto di vita sono delineati già nelle posizioni assunte da entrambi nello spazio.
Anche se il bambino scende a quattro zampe e il cane si alza sulle due gambe, è solo una situazione momentanea, è una regressione che rende flessibili i ruoli nell’interazione, ma entrambi sono consapevoli sempre delle regole “è solo un gioco in cui ciascuno fa finta che la diversità dei contesti dell’espletamento delle funzioni vitali e le loro modalità di esecuzione sottolineano le differenze e inoltre allontanano il pericolo di confusione d’identità nel bambino”.
Il bambino, anche piccolissimo, riconosce nel cane, inoltre, l’elemento percettivo inconfondibile della coda, come attributo di diversità. E’ divertito quando vede il cane usare la zampa come mano, nell’aprire le porte o porgendola come un saluto. Ciò significa che il bambino è consapevole e della coda come segno dell’animalità del cane, e della mano come attributo della propria specie, anche quando non sa di appartenere alla specie degli umani.
Li distinguono inoltre le manifestazioni delle emozioni con gli schemi comportamentali corrispondenti, che entrambi sanno interpretare e riconoscere, ma il bambino presto si accorge che il cane anche se scodinzola di gioia, non potrà mai sorridere.
Anche le leggi di rituali di ciascuna area interessata, alimentare, escretoria e i cicli di veglia e sonno, segnano per entrambi le regole degli imperativi della realtà sociale a cui devono tutte e due rispondere, e che per la loro diversità li aiutano a contraddistinguersi.
La formazione del super Io passa attraverso queste fasi, negli atti legati alle funzioni vitali. Ciascuno dei due, se vuole vivere bene nel contesto sociale che gli accoglie, deve introproiettare queste abilità nel modo, nel luogo e nel momento opportuno che viene loro richiesto.
La paura di perdere l’amore dell’oggetto da cui dipendono, a causa delle disobbedienze e dei piccoli incidenti di percorso, sono comuni. Piuttosto la differenza sta nel fatto che il cane non sa che se non si adegua alle leggi della convivenza con gli umani, potrà essere abbandonato; mentre il bambino, non sa, che se non si adegua presto, non sarà, per questo, abbandonato. I cani però a volte mostrano una certa consapevolezza quando commettono una disobbedienza: abbassano coda e orecchie strisciando a pancia a terra, come a scusarsi, intuendo quale destino potrebbe piombargli addosso. Il bambino, invece è più indifeso perché nessuna rassicurazione d’amore da parte dei suoi genitori, a volte può distoglierlo dal terrore irrealistico, legato alla storia della formazione del super Io, di perdere l’amore dell’oggetto.
La tolleranza per il cane, può fungere allora da rassicurazione indiretta per il bambino, se nel corso dell’educazione, specie quella sfinterica ci sono dei piccoli incidenti. Il cane, che è già adulto, quando il cucciolo di uomo è diventato bambino o ragazzo, con la sua legittima sessualità, vicino all’esperienza immediata di questo, ma lontana dai fantasmi edipici per le evidenti diversità di specie, permette al ragazzo, di riflesso, l’accoglimento e l’accettazione della sessualità dei genitori, oltre alla nascita di eventuali fratelli. La speranza di divenire presto adulti sembrerà più vicina e meno irreale alla psiche del bambino vedendo il proprio cane divenire adulto nel pieno senso della parola, più che guardando i propri genitori. Il passare del tempo per un bambino infatti, è ancora una percezione soggettiva, e la lontananza generazionale dei genitori, appare incolmabile. Il problema, forse, sarà più per il cane, combattuto tra due amori, la lealtà per il suo piccolo amico rimasto indietro, e la cagnolina della porta accanto. Ma per fortuna, per il piccolo amico, c’è la scuola, i coetanei, i compiti e i cartoni animati che salvano il cane da un amore troppo dipendente. Lo svolgersi delle tappe sociali dell’uno preme per la realizzazione di quelle dell’altro. Tutto questo, nell’eventualità che il bambino cresca fin da piccolissimo con un cane. Ma uno dei momenti migliori per l’adozione di un cane, è proprio in concomitanza della nascita di un fratello. Il senso di esclusione, che il bambino prova in questo frangente, è compensato dall’investimento affettivo riversato su di un cucciolo.
Il cane diventa specchio per l’identificazione del bambino; allevando un cucciolo, questi gioca a far la parte del genitore, ora impegnato con un altro bambino. Il cagnolino diventa la proiezione di se stesso, con l’appagamento attraverso questo delle richieste d’affetto che vorrebbe per se. Attraverso i cambiamenti dell’età del cane, si accorgerà anche che le cure dei genitori rivolte all’altro bambino non lo escludono dal loro amore, ma che il rapporto con loro cambia, come cambia il suo con quello del cane.
Capirà che ogni età della vita esige un modo diverso di dare e di ricevere amore, e che non è stato mai abbandonato, come lui non ha mai abbandonato il suo cane.
Le emozioni tattili che offre un cucciolo sono legate alle sensazioni di calore, morbidezza e alle posture che questo assume. Quando è preso in braccio, il cane, come il bambino allattato al seno, si accomoda tremante nascondendosi e rannicchiandosi nelle pieghe del corpo dell’altro. Cercando, a sua volta, il sostituto della propria madre, stimola nel ragazzo sentimenti di protezione, che infonderanno sicurezza in se stesso e nelle proprie capacità. Tutto questo nel momento stesso in cui il ragazzo è più bisognoso di un riconoscimento emotivo d’affetto da parte di chi ama.
Da protetto, nell’arco di pochi mesi, diventa per il ragazzo il fedele custode. Se il cane dapprima dava sicurezza al ragazzo, per il senso di protezione che infondeva, la sicurezza che il cane dà ora al ragazzo, ha una sfumatura diversa. Le parti si sono invertite e il cane è il difensore di tutti i nemici immaginari del ragazzo. E’ interlocutore fidato, il compagno senza parole che raccoglie i suoi segreti, l’alleato fedele senza paura che lo accompagna nelle avventure esplorative. Portare il cane a spasso è un modo di attirare l’attenzione dei propri coetanei, è un occasione per farsi degli amici. Il cane è quel magnifico trofeo fallico da mostrare per essere invidiati, anche per il rapporto privilegiato che questi ha con lui. L’aggressività del ragazzo si sposta nell’immaginario, sul cane, con la fantasia che potrà attaccare chi gli fa del male. La fantasia di avere il potere di comandare il cane si accompagna all’intima soddisfazione di essere clementi, e di richiamarlo dopo che il nemico, che questo ha minacciato per difenderlo, ha scongiurato umilmente perdono.
La possibilità di attirare l’attenzione tra i pari, attraverso il suo cane, distoglie ancora di più il ragazzo dagli invischiamenti nei confronti dei rapporti genitoriali, proiettandolo verso la generazione della sua età, con cui sarà destinato a vivere gran parte della sua vita, una volta diventato adulto. Infine, uno dei regali più belli che fa un cane divenuto grande al suo padrone rimasto piccolo, è che anche se cresciuto e diventato adulto, non disimpara a giocare. Questo lo accompagna ancora alle soglie della fine della sua infanzia, che segano invece l’inizio della propria decadenza. L’identificazione, l’empatia, la proiezione sul cane di parti di se, specie quelle cattive, nella animalità di questo, fanno da filtro proiettivo al bambino mentre diventa ragazzo.
La possibilità del cucciolo di uomo di svolgere ruoli diversi, che il cane gli rimanda attraverso le tappe del suo ciclo vitale, rende flessibile la sua capacità di adattamento, in vista del più importante gioco della vita. Questo esercizio è vitale, se si pensa che le patologie più gravi degli adulti spesso dipendono dalla rigidità d’assunzione di ruoli o dall’incapacità di passare velocemente da un ruolo all’altro, all’interno di contesti vari, ma contemporanei nel tempo.
Attraverso il cane passa anche la relazione dell’adulto con il bambino, di cui l’animale è tramite e mediatore. L’adulto, oltre a svolgere il ruolo d’istanza legislativa di realtà, offre il supporto necessario alla diade cane-bambino. Fungendo da supporto dell’Io di quest’ultimo, nell’alternarsi dei cicli dell’animale, potrà imparare a sua volta a fare il genitore, potrà spiegare meglio al bambino la libertà, l’amore, il coraggio, il senso della onestà, la ricerca della conoscenza, il rispetto degli altri e di se stesso, potrà spiegare meglio la necessità di non sprecare una briciola del tempo a noi assegnato, potrà spiegare meglio a vivere pienamente senza accontentarsi dell’elemosina degli eventi, serenamente senza fermarsi, e non aver paura della solitudine che rimane comunque la compagna più cara, a stimarsi senza esaltarsi, a vivere il pericolo perché è indispensabile se si vuole nascere e morire ogni giorno per rendere più vera l’esistenza, potrà in sostanza senza spiegare meglio la vita, letta nel riflesso umido degli occhi di un cane. Quindi, concludendo e tenendo conto dell’importanza di un cane nello sviluppo psicomotorio, cognitivo, affettivo e sociale di un bambino, il nostro progetto mira proprio a promuovere un corretto approccio da parte dei ragazzi con il cane, attraverso una metodica educativa di Attività Assistita dall’Animale al fine di migliorare la qualità della vita.
A chi è rivolta la Pet-Therapy?
Le TAA sono finalizzate ad un miglioramento delle condizioni fisiche, sociali ed emotive delle persone a cui sono dirette. Non si presentano come metodo unico, infallibile, né in sostituzione ad altre forme di terapia, bensì in affiancamento ad esse. La prescrizione, la progettazione e l’attuazione di un simile intervento richiede la presenza di una equipe multidisciplinare, a seconda del paziente e della patologia da trattare. Pertanto, affiancata ad altre forme di terapia, la “ Pet Therapy “ può giovare a:
- Persone con difficoltà relazionali;
- Persone in stato confusionale, ad esempio: in presenza di diagnosi di Morbo di Alzheimer, sclerosi multipla, demenza, schizofrenia, ictus;
- Persone con disordini dello sviluppo quali : sindrome di Down, sindrome fetale da alcool, paralisi cerebrale, autismo, iperattività, deficit da attenzione;
- Persone con disabilità fisiche quali : Morbo di Parkinson, paralisi cerebrale, sclerosi multipla, distrofia muscolare, ictus, spina bifida;
- Persone con disturbi del linguaggio legati, ad esempio : sclerosi multipla, disordini dello sviluppo, ictus, problemi di udito, depressione, paralisi cerebrale;
- Persone con problemi di udito, tali da indurre un forte senso di isolamento;
- Persone con problemi legati alla vista, nelle quali alcune modalità sensoriali, quali udito e tatto, risultano maggiormente sviluppati, per compensazione;
- Persone con disturbi psichiatrici, quali : depressione reattiva e/o endogena, schizofrenia, disordini alimentari, disturbi della personalità;
- Individui che hanno subito deprivazioni sensoriali;
- Malati terminali;
- Bambini;
- Anziani
In pratica quindi, persone che hanno bisogno, per motivazioni diverse, di uscire da un particolare momento di difficoltà nel rapporto con l’altro: si sentono inadeguati, hanno bisogno di stornare dei pensieri negativi, soffrono di solitudine sociale o morale, temono il giudizio degli altri, hanno difficoltà nella comunicazione, hanno coscienza del proprio stato di diversamente abili, temono il confronto con il mondo esterno. Il senso di inadeguatezza, che in genere colpisce soprattutto le persone che soffrono di malformazioni congenite, disturbi particolari ( epilessia, dislessia ), patologie neurologiche ( come l’autismo ), disabilità acquisite, è uno dei grandi problemi da affrontare se si vuole migliorare la qualità della vita di queste persone. L’animale diventa pertanto il referente di elezione proprio grazie alla sua diversità, che lo rende prezioso portatore di caratteristiche introvabili nella società contemporanea perché:
- non giudica
- non è in competizione
- non rifiuta ( non ci nega appartenenza )
- dà un senso alla nostra presenza
- offre stimoli cognitivi
- storna l’attenzione dai problemi ( fobie, ansia, depressione )
- offre possibilità comunicative
Caratteristiche dell’animale
- deve essere un animale domestico ( nel caso specifico il cane di san bernardo ), cioè un animale che non solo non ha paura dell’uomo, ma che ricerca interazioni con lui;
- deve essere un animale sano, sottoposto periodicamente a check-up veterinario, con screening parassitologico, tenuto in ottime condizioni igieniche, in buona forma fisica, non sottoposto a stress;
- deve essere abituato all’interazione con il prossimo, non avere paura di situazioni insolite, non manifestare diffidenza, scarsa socialità, aggressività nei confronti di altre specie, avere un temperamento equilibrato;
- deve essere educato e istruito nei riguardi delle situazioni che si troverà ad affrontare, non deve spaventarsi di fronte a reazioni eccessive.
L’attuazione di un intervento di pet-therapy comporta l’effettuazione della valutazione della personalità sia dell’animale, sia del potenziale utente, e la conoscenza della patologia specifica di quest’ultimo, in modo da favorire un adattamento reciproco.
I benefici della Pet-therapy
Le interazioni uomo-animale e, nel nostro caso specifico bambino-cane di san bernardo, possono dare i seguenti benefici:
Empatia
( capacità di identificarsi con l’altro )
Alcuni studi rilevano che il bambino, che ha possibilità di relazionare in maniera costante con un animale, sviluppa maggiore empatia di bambini ai quali non è concessa questa opportunità. E’ più facile insegnare ad un bambino ad essere empatico con un animale che con una persona, perché gli animali sono come appaiono. Gli uomini non sono così diretti. Si può insegnare al bambino a leggere il linguaggio del corpo dell’animale. La comprensione di quello che un animale prova è più semplice che la determinazione di quello che prova una persona, in quanto l’animale è spontaneo e vive al momento. Quando il bambino diventa grande, la sua capacità di entrare in empatia con gli animali viene trasferita alle sue esperienze con gli altri esseri umani.
Focalizzare l’attenzione all’esterno
( imparare a conoscere l’ambiente esterno )
Gli individui che hanno malattie mentali o scarsa autostima focalizzano la loro attenzione su se stessi ; gli animali e nel nostro specifico caso i cani di san bernardo, possono aiutarli a rivolgere la loro attenzione all’esterno. Piuttosto che parlare e pensare di se stessi e dei loro problemi, essi imparano a focalizzare l’attenzione sugli animali.
Prendersi cura della crescita e dello sviluppo di un altro essere vivente
Si apprendono le capacità di curare gli altri esseri viventi. Molti bambini a rischio non hanno appreso le abilità di curare attraverso i canali tradizionali i loro genitori. Quando un bambino impara a prendersi cura di un animale, egli può sviluppare queste capacità. Psicologicamente, quando una persona si occupa di altre creature, comprende il proprio bisogno di essere accudito.
Relazione
( una relazione di fiducia reciproca o un sentimento di collegamento o di unione )
Gli animali possono aprire un canale di comunicazione tra paziente e terapista. Nei luoghi adibiti alla terapia, gli animali danno sicurezza emotiva. Se il terapista ha un animale nel proprio contesto d’intervento, il paziente ne ha una percezione positiva. La presenza dell’animale può far breccia sulla iniziale resistenza del paziente. E’ molto probabile che i bambini proiettino i loro sentimenti e le loro esperienze su un animale.
Accettazione
( accettazione favorevole o approvazione )
Gli animali accettano gli altri senza riserve. Essi non si preoccupano di come una persona appare o di quello che dice. Un animale accetta senza giudicare, perdona e non conosce i giochi psicologici che spesso utilizzano le persone.
Divertimento
Come minimo, la presenza di un animale può essere di intrattenimento. Anche le persone che non amano gli animali spesso si divertono a guardare le loro stramberie e reazioni. Specialmente nelle strutture di cura a lungo termine, tutti apprezzano in qualche modo la presenza degli animali.
Socializzazione
( cercare o godere della compagnia degli altri )
Alcuni studi hanno dimostrato che la presenza di animali e nel nostro caso specifico dei cani di san bernardo, comporta un maggior grado di allegria e di interazione tra gli utenti rispetto ad ogni altro momento di terapia o di intrattenimento. In un ambiente in cui sono presenti più pazienti, la presenza dell’animale incoraggia la socializzazione in tre modi: tra gli utenti; tra gli utenti e il personale; tra gli utenti, il personale, la famiglia e altri visitatori. I membri del personale hanno notato che è più facile interagire con gli utenti durante e dopo le visite agli animali. I familiari spesso sono presenti durante le visite agli animali ed alcuni hanno notato che questo è un momento particolarmente piacevole.
Stimolazione mentale
La stimolazione mentale si verifica grazie all’aumento di comunicazione con gli altri, all’evocazione dei ricordi e all’intrattenimento fornito dall’animale. In situazione di depressione o istituzionalizzazione la presenza dell’animale serve a rasserenare l’atmosfera, ad aumentare il divertimento, il riso e il gioco. Queste distrazioni positive possono aiutare a diminuire le sensazioni di isolamento o alienazione dei pazienti.
Contatto fisico
Si è scritto molto circa la correlazione tra il contatto fisico e la salute. I bambini che non sono abituati al contatto fisico non sviluppano salutari relazioni con gli altri e spesso non riescono a crescere. Alcune persone non accettano il contatto fisico, ma al contrario, accettano il contatto con un animale. In campo riabilitativo, dove alcune metodiche d’intervento risultano dolorose o invasive, il contatto con l’animale tende a rassicurare ed è piacevole.
Benefici fisiologici
( effetti positivi sulle funzioni di base del corpo )
Alcuni benefici fisiologici sono stati rilevati sul piano scientifico:
- meccanismo neuroendocrino
La letteratura scientifica riporta alcune ricerche che mettono in relazione il rapporto uomo-pet con l’assetto dei più importanti neurotrasmettitori ( dopamina, serotonina, noradrenalina ), ossia le molecole che regolano e consentono l’attività del sistema nervoso, agendo sulla vigilanza, sulla motivazione, sull’umore.
- Meccanismo etologico
Secondo alcuni autori l’uomo, essendo particolarmente dotato come specie di cure parentali, presenterebbe una forte appetenza verso l’adozione interspecifica e la consumazione di comportamenti volti alla cura e all’accudimento.
- Meccanismo psicologico
L’analisi sulle motivazioni dei pazienti dimostra il bisogno di costruire situazioni relazionali appaganti con stimoli ludici, cognitivi, ansiolitici, antidepressivi, e realizzazione di spazi franchi dal giudizio del prossimo, dallo scacco, dalla competizione.
- Meccanismo cardiologico
Nel 1995 l’American Journal of Cardiology ha riportato che nei possessori di animali, il tasso di mortalità a un anno da una crisi infartuale era inferiore del 50% rispetto alle altre persone. E. Friedmann ha potuto evidenziare clinicamente la riduzione dei più importanti fattori di rischio per le cardiopatie: la pressione sanguigna, la frequenza cardio-respiratoria, la colesterolemia.
- Meccanismo immunologico
Secondo altri studi la presenza di un legame affettivo con l’animale interviene sui mediatori dello stress e sul sistema endorfinico, migliorando l’attività del sistema immunitario e offrendo così all’organismo una marcia in più per affrontare le patologie infettive e neoplastiche.
Conclusioni
In funzione di quanto descritto fino ad ora, nella razza del Cane di San Bernardo si sono individuate delle spiccate caratteristiche indispensabili nella pet-therapy, in parte possedute nel patrimonio genetico e in parte opera di una accurata selezione morfologica, caratteriale e di educazione sociale del cane da parte dell’Allevamento della Torre di Persia .
Questo lavoro portato avanti con elevata professionalità si pone come scopo primario quello di “utilizzare” il Cane di San Bernardo al fine di migliorare la qualità della vita della collettività e nello stesso tempo di recuperare la sua funzione originaria di cane da soccorso o d’aiuto al genere umano.
Pet Therapy
Informazioni:
Tel: 339 5910100 / 348 0630808 - Email: info@dellatorredipersia.com