Il cane di Sanbernardo dalla storia alla Famiglia
Alcuni storici, pensano che la patria d’ origine del Sanbernardo sia l’Asia; nell’ Alta Assiria infatti sono stati scoperti dei bassorilievi di 25 secoli fa rappresentanti cani molto simili all’attuale Sanbernardo a pelo corto. Questi molossi al seguito degli eserciti Romani arrivarono in Svizzera costituendo il materiale d’origine di un molosso locale. Gli esemplari allevati sulle Alpi, subirono mutamenti graduali giungendo ad una varietà a se stante.
Nell’ anno 980 il giovane monaco agostiniano Bernardo di Mentone fondò un ospizio nei pressi del valico del Gran Sanbernardo (m. 2472) tra il confine Svizzero (Valle della Drance) e quello Italiano (Valle d’ Aosta), allo scopo di offrire rifugio e di accogliere i viandanti ed i malcapitati sorpresi dalle tormente di neve. I cani apparvero però all’Ospizio intorno al 1660-1670, donati da qualche ricca Famiglia di Vaud e del Vallese, e’ quindi anacronistico rappresentare Bernardo da Mentone con uno dei nostri cani attuali.
Nel 1707 si ha il primo documento che parla di un cane sepolto da una valanga.
I discendenti dell’antico molosso entrarono nell’ Ospizio probabilmente come cani da guardia; occasionalmente i Monaci li prendevano con se quali compagni nelle loro perlustrazioni o nelle spedizioni di soccorso. Si accorsero così dell’abilità dei cani nel rintracciare le persone disperse e bisognose; così prese origine e si consolidò l’ormai leggendario sodalizio tra cani e Monaci, che negli ultimi 250 anni ha dato tante prove di grande valore. Il più famoso cane che operò nell’ Ospizio dal 1800 al 1812 fu “Barry”, si narra che esso abbia salvato la vita a più di 40 persone;
Barry, dopo la sua morte che avvenne a Berna, fu imbalsamato e lo si può ancora vedere al Museo di Storia Naturale della stessa città.
Verso la metà del XIX secolo l’allevamento del Gran sanbernardo subì una seria crisi dovuta ad una eccessiva consanguineità. Nel 1855, i cani che originariamente erano solo a pelo corto furono incrociati con i terranova, razza che per caratteristiche morfologiche e caratteriali più gli si avvicinava, dando origine alla varietà a pelo lungo che si pensava fosse più idonea e resistente alle condizione climatiche della zona. In realtà nei soggetti a pelo lungo la neve formando dei blocchi di ghiaccio sotto i plantari e sul manto ne impediva i movimenti, questi soggetti vennero ceduti a famiglie delle valli circostanti.
Il primo allevamento di razza pura al di fuori dell’Ospizio fu di Henry Schumacher, che successivamente ottenne dal Priore Roh il certificato di provenienza del Gran Sanbernardo. Schumacher nel 1884 fondò il Club Svizzero del Sanbernardo.
Alla mostra canina di Birmingham del 1862 i cani che prima andavano sotto il nome di Mistiffs, cani-Barry, Heiligehunde (cani santi), furono chiamati ufficialmente Sanbernardo. Questo nome fu universalmente riconosciuto nel 1880.
Oggi il Sanbernardo e’ presente in tutto il mondo e anche i Club di razza si sono moltiplicati e sono tutti aderenti alla WELT-UNION-DER-ST.BERNHARD (W.U.S.B.).
Il Sanbenardo nasce con una speciale predisposizione a capire l’uomo!
Assai docile per natura, attento guardiano, mai mordace il Sanbernardo ha un carattere equilibrato e tranquillo; in ambito famigliare occupa sia per mole che per presenza, il posto di una persona!
Si relaziona bene con tutti i membri della famiglia ma ha attenzioni e affettuosità’ soprattutto con i bambini, per i quali diviene un attento baby-sitter e un inseparabile compagno di giochi. E’ un cane perfetto per tutta la famiglia, festevole, giocoso forte e determinato all’occorrenza, soltanto chi ne ha posseduto uno, capisce perché’ in molti paesi del mondo vengono chiamati “cani santi” o letteralmente “saints”.
Avere un qualsiasi cane significa farsi carico di certe responsabilità ed ancor più quando trattasi di
Una razza gigante come il Sanbernardo; il proprietario ideale deve perciò essere consapevole di saper gestire un animale molto più forte e pesante di se’, dovrà pertanto prendersi cura oltre che della sua crescita fisica anche della sua educazione, cosa indispensabile per una felice reciproca convivenza.
Bonomi Giovanbattista